12.03.2019.

Le coincidenze di una foglia

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Dicono che una foglia non cada mai troppo lontana dall’albero sul quale è cresciuta.

Cade una foglia. Un colpo di vento l’ha separata per sempre dal ramo che per una settimana aveva sopportato il suo peso irrisorio. Un ramo di betulla. Se foste muniti dell’apparato uditivo di un lupo avreste sentito un rumore, il tonfo distinto e caratteristico di una foglia che cade sul terreno.
I lupi sono una presenza tutt’altro che rara dopo l’intervento di ripopolamento attuato dal Centro Nazionale Recupero Fauna Selvatica. Lo sanno bene gli allevatori del Paese.
Il CNRFS assicura un rimborso di 250 dollari per ogni capo di bestiame abbattuto dai lupi. Un agnello costa 400 dollari al mercato nazionale del bestiame.
La foglia tocca l’umido strato di humus ai piedi della betulla dalla quale è caduta.

Due mesi prima, Janine e Johnny, una giovane coppia italo-canadese, avevano affidato il loro personale messaggio d’amore alla corteccia dello stesso albero. Fu Johnny, con il suo temperino multiuso, a incidere i loro nomi all’interno di un cuore intagliato sul tronco della betulla.
Oggi Janine lavora come inserviente in un cinema mentre Johnny ha trovato dimora nella prigione di stato di Vancouver. A quanto pare ha avuto modo di sperimentare un uso più cruento del suo temperino.
Un’improvvisa folata di vento solleva la foglia dal terreno e la trasporta fino ai margini della strada asfaltata. La statale 93 attraversa un paesaggio suggestivo che comprende tre parchi nazionali e alcune delle foreste più rigogliose del Paese.
Una vecchia Buick Wildcat del ‘62 procede lungo la strada, in direzione della foglia che ondeggia sull’asfalto come fosse viva.

1700 chilometri più a sud un camion carico di legname si sposta lungo la stessa strada. Alla guida c’è Jim Stewart accompagnato da Speed, il suo piccolo fox terrier che da sempre lo segue nei suoi interminabili viaggi.
Ogni anno sono migliaia le tonnellate di legname che viaggiano lungo quest’arteria, una quantità considerevole se si pensa a quanto poco venga fatto contro la deforestazione. Ogni due giorni viene disboscata un’area pari all’estensione della città di New York.
Jim Stewart è nato a New York trent’anni fa. Tuttavia, alla vita frenetica della Grande Mela lui preferisce la vita all’aria aperta e i ritmi più tranquilli delle piccole comunità montane dell’Alaska. Ha un’innata passione per la natura selvaggia dell’Ultima Frontiera e, con la legna che trasporta, vuole fabbricarsi un piccolo chalet, solo pochi chilometri sotto la linea del Circolo Polare Artico. Nelle zone più interne dell’Alaska il vento può portare le temperature già estreme a quasi cento gradi sotto lo zero.
Qui, sulla statale 93, un leggero alito di vento è sufficiente a sollevare per la seconda volta una foglia di betulla che abbiamo già avuto modo di osservare. La Buick è sulla sua traiettoria.
L’impatto frontale tra una Buick Wildcat del ‘62 e una foglia di betulla non provoca danni ingenti, a patto che Jack Townstone non sia alla guida dell’automobile.
Jack Townstone aveva una strana avversione per quel bosco ed era sempre molto nervoso quando si trovava a guidare la sua Buick lungo la statale 93. La più piccola distrazione poteva bastare a fargli perdere il controllo del mezzo. Persino una foglia, piovuta per caso sul parabrezza della sua auto, poteva rivelarsi fatale per i suoi nervi tesi.
45 metri dopo l’inizio della frenata, la vecchia Buick interrompe la sua corsa contro il grosso tronco di un abete. Jack, ormai privo di sensi, poggia la fronte sul clacson che emette il suo stridulo gemito elettrico.
Attirata dal frastuono e incuriosita dalla scena, una ghiandaia azzurra piomba sul cofano fumante dell’automobile. L’uccello, attraverso il vetro, scorge le luccicanti gocce di sangue che punteggiano la fronte del povero Jack. Vorrebbe assaggiare un po’ di quel fluido vitale ma il parabrezza, ancorché incrinato, si frappone tra il suo becco e la pelle ferita di Jack. Una ghiandaia non percepisce le trasparenze dei vetri.
Cercando il sangue, il vorace becco dell’uccello trova la tenera foglia di una betulla. La ghiandaia, parzialmente delusa, vola via con la foglia saldamente stretta nel becco.
Con ogni probabilità è diretta al suo nido, per rinforzarne l’imbottitura con il carico leggero appena trovato sul vetro di una vecchia Buick.
La ghiandaia azzurra, nome volgare della Cyanocitta Cristata, vive nei boschi dell’America settentrionale ed è ben nota agli escursionisti per la sfrontatezza con la quale è solita rubare loro il cibo. Joshua Romstall è un escursionista esperto e quei boschi sono un campo di gioco perfetto per i suoi lunghi trekking. Oggi cammina a due chilometri dalla statale 93 diretto verso Sud, in direzione di un vecchio rifugio forestale. Cammina a una velocità di 4 chilometri orari.
Il camion di Jim Stewart, invece, procede nella direzione opposta a circa 120 chilometri orari.
La nostra ghiandaia sorvola rapidamente la strada diretta al suo leggero rifugio sospeso. È nervosa, sa bene che quello è il tratto più pericoloso del tragitto che la separa dalla sicurezza del suo nido. Allo scoperto, infatti, è una preda troppo facile e ghiotta per un’indeterminata schiera di predatori famelici.
L’aquila reale (Aquila Chrisaetus) si nutre prevalentemente di roditori e piccoli rettili ma la sua dieta è composta per il 20% da altri uccelli. I suoi artigli sono un’arma micidiale e possono trafiggere e trascinare in volo prede di oltre 3 chili. Una ghiandaia azzurra non pesa più di 190 grammi. Foglia di betulla inclusa.
Un magnifico esemplare di aquila reale si lancia all’attacco della ghiandaia spiccando il volo dall’alto di una rupe dove da due anni ha il nido. Il rapace ghermisce la preda inerme e la trascina con sé in aria in uno spettacolare volo di morte. Un’aquila reale in picchiata può sfiorare i 300 chilometri orari. Una velocità impensabile per il camion del giovane Jim Stewart.
La ghiandaia azzurra muore dilaniata dagli artigli dell’aquila. Non ha avuto neppure il tempo di emettere un gemito di dolore, se lo avesse fatto avrebbe lasciato cadere la foglia che invece rimane stretta nel suo becco. La percentuale degli attacchi che vanno a buon fine per un’aquila reale è incredibilmente alta. Si tratta senza dubbio di una cacciatrice infallibile.
Oggi però quel rapace non è l’unico cacciatore pronto a mettere alla prova la sua abilità.

Joe Lindolm ha cinquantanove anni, cinquanta dei quali trascorsi con una doppietta in mano. La caccia, però, è più di un passatempo cruento per lui. Joe e la sua famiglia, una moglie psicopatica e un figlio muto, vivono di quello che riesce a procurarsi con il fucile, un regalo di suo padre, il cacciatore più abile della Contea dal dopoguerra al giorno della sua morte. Un infarto fulminante se l’è portato via tre anni fa, durante una battuta di caccia. Un colpo secco al cuore degno di un tiratore scelto.
L’aquila reale è una specie protetta dal Bald Eagle Protection Act del 1962, ma Joe sa che un esemplare giovane di quasi 5 chili può fruttare molti soldi. Con gli anni ha escogitato molti mezzi alternativi per sbarcare il lunario e impagliare i rapaci è sicuramente uno dei più redditizi. Non conosce le leggi sulla protezione delle specie in via di estinzione ma conosce perfettamente il modo di abbattere un’aquila reale con la sua doppietta. Prende velocemente la mira e preme il grilletto. Bang! Bang! 2 colpi, per essere più sicuri. Un rapace che trascina in volo una preda non è un bersaglio difficile da centrare ma questa volta Joe non ha avuto fortuna.
Una grandinata di pallini di piombo sferza l’aria attorno all’aquila, che lascia cadere la preda ma riesce a salvare le penne. Il corpo senza vita della ghiandaia precipita nel bosco. Joe ha colpito la testa del piccolo volatile esanime, liberando finalmente la foglia di betulla che ora è proiettata lontano.
L’escursionista Joshua Romstall sobbalza al rumore dei 2 spari. I suoi occhi cercano di forare il tetto verde del bosco ma senza trovare una via d’uscita verso la luce del sole. Pochi istanti dopo, attraverso una piccola apertura luminosa, Joshua vede precipitare verso di lui una singola foglia di betulla. La osserva attentamente mentre, piroettando nell’aria rarefatta, si va a posare proprio sulla sua fronte sudata. Sorride e raccoglie la foglia stringendola tra l’indice e il pollice di una mano. Sorride ancora e si appunta la foglia sul suo berretto di cotone.
L’aquila, nel frattempo, è tornata al nido tra le pareti rocciose delle montagne. I suoi piccoli dovranno attendere ancora qualche ora prima di avere la loro razione di carne.
Presto anche Joe Lindolm imiterà il rapace, riponendo la sua doppietta nella custodia di pelle e tornandosene a casa a bordo di uno sgangherato pick-up grigio. Il suo nido è poco più grande di quello di un’aquila reale.

Torniamo alla nostra ghiandaia azzurra, o meglio al cadavere della nostra ghiandaia azzurra. Una carogna è un boccone goloso per le tante bestie che popolano il bosco. Oggi tocca a un esemplare di lupo grigio godersi il suo pasto fortunato. Un pasto letteralmente piovuto dal cielo.
Davvero strano il destino del piccolo volatile: dagli artigli di un’aquila reale ora è finita tra le zanne di un lupo grigio. Sarebbe il caso di scomodare il vecchio detto della padella e della brace se non fosse che la nostra ghiandaia era già bella che morta.
Un lupo grigio consuma fino a 5 chili di carne al giorno e una ghiandaia azzurra è poco più che un antipasto. Con il muso sporco di sangue e lo stomaco ancora vuoto, il lupo adesso procede verso la sua tana, una piccola grotta nei pressi del vecchio rifugio forestale.
Joshua Romstall raggiunge il rifugio alle 22 e 30, 6 ore dopo il ritrovamento della foglia di betulla. È un buon camminatore ma il lupo grigio lo ha preceduto di 3 ore.
Le assi in legno di abete della porta sono quasi tutte sconnesse e il rifugio ha tutto l’aspetto di un malfermo capanno di caccia. La vegetazione cresce alta sul tetto traballante ma per questa notte Joshua potrà dormire al coperto e riscaldarsi al fuoco di un camino.
Per un lupo grigio di quasi 68 chili non è difficile scostare una porta sgangherata e intrufolarsi in un rifugio forestale. Per un lupo grigio affamato è un’operazione addirittura stuzzicante.
La maggior parte degli incidenti mortali dovuti all’attacco di una bestia selvatica, in genere orsi e lupi, è dovuto all’imperizia degli incauti frequentatori delle aree boschive del Paese. Una regola fondamentale per sopravvivere nei boschi è dormire sempre lontano dalle proprie scorte di cibo.
Joshua Romstall conosce bene quella regola eppure questa notte ha srotolato il sacco a pelo troppo vicino agli avanzi del suo ultimo pasto.
Una scatoletta di carne di manzo non è propriamente una leccornia eppure, se riscaldata sul fuoco con un paio di quelle succulente radici che abbondano nei boschi, può diventare uno dei pasti più saporiti per un escursionista. Un pasto saporito anche per un lupo grigio.
Joshua si desta di scatto, scosso dal rumore del lupo che rovista nel suo zaino e tra le scodelle ancora sporche di carne. Non è armato ma sa che un uomo può facilmente avere la meglio su un singolo esemplare di lupo. Con un gesto istintivo afferra il suo berretto di cotone e lo scaglia con forza in direzione dell’animale. Il cappello colpisce sulla testa il lupo che fugge guaendo. Un brutto spavento e una cena saltata. Nell’impatto la foglia di betulla è sgusciata via dal berretto ed è finita nel folto pelo del lupo. Ed è in quella nuova, precaria posizione che prosegue il suo viaggio, seguendo la fuga di un lupo spaventato.
Joe Lindolm guida il suo pick-up grigio verso casa. Nel cassone posteriore un paio di lepri e un cucciolo di cinghiale sono il frutto di una lunga battuta di caccia per i boschi.
La paura spesso annebbia i riflessi e può essere un nemico imbattibile. Lo sa bene il nostro lupo grigio, fermo al centro della statale 93 e atterrito dalla reazione improvvisa di un escursionista pieno di risorse e dai fari di un vecchio pick-up grigio.
Gran parte degli incidenti sulla statale 93 sono causati dagli animali selvatici alle prese con i loro impacciati tentativi di attraversare la strada. Chiunque avrebbe cercato di evitare di investire un lupo grigio. Joe invece, davanti a quell’animale spaventato, tira dritto e preme a fondo sull’acceleratore. La pelliccia di un lupo grigio è molto pregiata e può valere fino a 400 dollari sul mercato illegale dei conciatori clandestini. Un incontro decisamente fortunato per un cacciatore di frodo.
Joe Lindolm riprende il suo viaggio verso casa con un nuovo sorriso intagliato sul viso rugoso. Nel cassone posteriore del suo pick-up ora ci sono un paio di lepri, un cucciolo di cinghiale e un esemplare di lupo grigio di quasi 68 chili.
A un occhio attento non sarebbe sfuggita una foglia di betulla impigliata nella sua pelliccia.

72 chilometri più a Sud, Joe parcheggia il furgoncino in una stazione di servizio, per fare rifornimento e godersi una tazza di caffè e una ciambella calda. Accanto al pick-up c’è un camion che abbiamo già visto, trasporta legname ed è di proprietà di Jim Stewart. Anche lui ha scelto la stessa stazione di servizio per rifocillarsi ed espletare i suoi impellenti bisogni fisiologici.
Speed, nel frattempo, scorazza libero per sgranchirsi le zampe e andare a caccia di odori tra gli automezzi parcheggiati. La selvaggina di Joe costituisce un’invitante fonte di odori per il piccolo fox terrier di Jim. Speed salta sul pick-up grigio e affonda il muso sotto l’incerata che Joe aveva disposto sulle carcasse degli animali. Il tepore del corpo ancora caldo del lupo grigio intriga più di tutto il piccolo cane che annusa ogni centimetro della povera bestia. Due sonori fischi prolungati lo interrompono e lo richiamano al cospetto del suo padrone. È già ora di ripartire.

Avete visto la foglia di betulla appiccicata sul muso del piccolo cane?

50 minuti dopo e 102 chilometri più a Nord, Jim Stewart arresta il suo camion ai margini della statale 93. La sua attenzione è stata catturata da una vecchia Buick Wildcat del ’62 finita fuori strada. Abbandona rapidamente l’abitacolo del suo veicolo e corre ad accertarsi delle condizioni della vettura, schiantata contro il grosso tronco di un abete. Il volante di pelle è sporco di sangue, il sangue di Jack Townstone che però non è a bordo del veicolo. Jim telefona al 911 e allerta i soccorsi mentre il piccolo Speed corre eccitato tra il sottobosco e le fronde più basse degli abeti. I fox terrier sono cani molto curiosi e vivaci e Speed sembra incarnare tutte le caratteristiche della sua specie.
Dopo aver sfrecciato come un forsennato nel bosco, il cane decide di fermarsi per segnare in modo indelebile il territorio. Si osserva attorno e poi punta un imponente esemplare di betulla. Alza la zampa e innaffia il tronco dell’albero, bagnando un graffito a forma di cuore intagliato sulla corteccia. Al centro del cuore ci sono due nomi: Janine e Johnny.
Espletati i suoi bisogni, annusa un po’ la base del tronco e corre via verso il suo padrone.
La foglia di betulla adesso è finita ai piedi del grande albero, lo stesso dal quale era caduta il giorno prima. Jim e Speed riprendono il loro viaggio verso l’Alaska.

È proprio vero: Una foglia non cade mai troppo lontano dall’albero sul quale è cresciuta.

Pubblicato in: “Benvenuti a Castleville”, Liberodiscrivere (Genova), 2007.

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