Dicono che i ricordi dell’infanzia siano quelli che restano maggiormente impressi nella memoria. Non so quanto ci sia di vero in questa teoria, ma so per certo di avere già scordato cosa ho mangiato ieri per cena, mentre ricordo perfettamente alcuni episodi della mia giovinezza.

“Nessun amore è più sincero dell’amore per il cibo”. Sono parole di George Bernard Shaw, ma sono certo che non avrebbero stonato in bocca a mia moglie, magari assieme a un paio di bignè, di quelli al cioccolato.
Giada, mia moglie, la donna della mia vita, iniziò a ingrassare a causa di una triste fatalità e, a causa della stessa triste fatalità, sostituì la sua innata passione per la bella vita con quella, forse un tantino più pragmatica, per il cibo, meglio se grasso e ad alto contenuto calorico.

Può la violenza estrema diventare arte? La risposta è sì, almeno a sentire le parole dell’eclettico Takashi Miike (e dei suoi tanti estimatori sparsi in tutto il mondo). Il geniaccio in questione è tipo dalla telecamera facile, uno che gira un film in un paio di settimane macinando ripresa dopo ripresa a colpi di “one shot”, in altre parole: buona la prima e pedalare (altro che i reiterati ciak a cui sono abituati i filmaker nostrani!).

C’è qualcuno.
Qui dentro c’è qualcuno, adesso ne ho l’assoluta certezza. Inizialmente pensavo si trattasse di suggestione, di uno scherzo della mia immaginazione che mi faceva vedere cose che non c’erano. Poi ho sentito quella voce, e allora ho capito.
Io non sono solo.