Io non c’entro, non ho colpe.
Dopo tanto tempo, e nonostante ciò che dice la gente, queste sono le sole parole che mi sento di dire, le sole che ancora mi trattengono nel posto in cui sono nato. E in quello in cui mi piacerebbe morire. Io non c’entro, non ho colpe.
Mi guardo allo specchio, oggi come allora, e davvero non riesco a trovare nulla di sbagliato nel mio comportamento, nulla che possa giustificare le accuse di chi continua a ritenermi responsabile di una morte tanto atroce. Non dico che non avrei potuto commetterlo veramente, è solo che l’omicidio non rientrava nei miei piani. Non ancora perlomeno.
Io sono un uomo perbene.

Dicono che i ricordi dell’infanzia siano quelli che restano maggiormente impressi nella memoria. Non so quanto ci sia di vero in questa teoria, ma so per certo di avere già scordato cosa ho mangiato ieri per cena, mentre ricordo perfettamente alcuni episodi della mia giovinezza.

Il mio piatto preferito è il polpettone. Il polpettone e la pizza. I miei due piatti preferiti sono il polpettone e la pizza. E questa è una certezza. Due certezze per essere precisi.
Senza acciughe, la pizza mi piace senza acciughe. Non amo troppo la commistione dei sapori, e soprattutto la mescolanza dei carboidrati con il pesce. A dire il vero è il pesce che non mi piace. È per via delle spine. Odio le spine.

Cade una foglia. Un colpo di vento l’ha separata per sempre dal ramo che per una settimana aveva sopportato il suo peso irrisorio. Un ramo di betulla. Se foste muniti dell’apparato uditivo di un lupo avreste sentito un rumore, il tonfo distinto e caratteristico di una foglia che cade sul terreno.
I lupi sono una presenza tutt’altro che rara dopo l’intervento di ripopolamento attuato dal Centro Nazionale Recupero Fauna Selvatica. Lo sanno bene gli allevatori del Paese.

Iniziò tutto con un prurito, un fastidioso prurito sulla schiena, all’altezza delle scapole. I primi tempi pensai alla solita allergia che mi prende in autunno, quando sostituisco le maglie di cotone con quelle di lana, poi la cosa si fece più insistente e allora compresi che l’allergia non c’entrava affatto.
Le prime penne spuntarono una mattina di ottobre, mentre ero ancora a letto a inseguire le ombre dei miei sogni. Erano penne nere.

A vent’anni il mio girovita era di settanta centimetri. A trenta superava abbondantemente i novanta. Oggi il metro non basta più.
Eppure continuo a sentirmi bella, la più bella. È soltanto una sensazione, un’idea non avvalorata dai responsi tutt’altro che incoraggianti dello specchio, ma perfino con la mia stazza attuale mi sento una donna affascinante e con parecchie carte da giocare al tavolo della seduzione.
“Nessun amore è più sincero dell’amore per il cibo”. Sono parole di George Bernard Shaw, ma sono certo che non avrebbero stonato in bocca a mia moglie, magari assieme a un paio di bignè, di quelli al cioccolato.
Giada, mia moglie, la donna della mia vita, iniziò a ingrassare a causa di una triste fatalità e, a causa della stessa triste fatalità, sostituì la sua innata passione per la bella vita con quella, forse un tantino più pragmatica, per il cibo, meglio se grasso e ad alto contenuto calorico.